I videogiochi hanno accompagnato intere generazioni, anche quella del nostro caro Calenda.
Essere d’accordo con lui equivarrebbe a dire che siano rimasti traumatizzati quando Donkey Kong ha rapito l’amata di Super Mario o che si celano potenziali killers tra coloro che, oggi, giocano ad Assassin’s Creed.
Eppure, è dalla metà degli anni ’90 che le teorie apocalittiche sul gaming sono state confutate.
Secondo alcune ricerche, infatti, i giochi migliorerebbero riflessi e vivacità, oltre ad essere un utile esercizio per la mente che, spesso, deve ingegnarsi per risolvere degli enigmi.
Dover svolgere una serie di azioni seguendo delle regole ben precise, inoltre, aiuterebbe a sviluppare un senso di responsabilità.
La videoludica, con lo sviluppo della tecnologia, ha fatto passi da gigante.
Oggi è infatti più facile illustrare l’immaginario e catapultare i giocatori in narrazioni sempre più intrecciate.